Un nuovo destino

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  1. Teenar
     
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    Un nuovo destino


    Il cielo di Potenza si oscurò e si sentì uno strano tamburellare.
    Katiuscia era seduta sul freddo pavimento con le gambe rannicchiate contro il petto. Sollevò lo sguardo verso la finestra e si strinse le braccia attorno alle spalle per attutire i brividi di freddo.
    I brividi non erano dovuti solo al freddo, ma alla paura e allo sgomento che invadeva il suo cuore. Abbassò lo sguardo e i suoi occhi si posarono distrattamente sull’immagine riflessa nella vetrina del soggiorno, poi si fissò a lungo e con dolore realizzò che il viso tumefatto e reso mostruoso era il suo. Nel realizzarlo, i lividi che coprivano il suo corpo aumentarono il suo dolore. Il volto contuso la fece riflettere, mentre avvolta nel silenzio di quella stanza, udiva solo il ritmo del suo cuore, che in quel momento le sembrava quasi una dolce musica.
    Ma la realtà era lì e opprimeva il suo animo ”Mamma!” udì la voce di Daniele che la chiamava. “Mamma, ho preparato un po’ di tè” disse il piccolo andandole vicino. A quelle parole lei si diede coraggio e ancora tutta dolorante, si alzò. Per amore dei suoi bambini avrebbe fatto questo e altro. Con un pallido sorriso andò in cucina, dove, dopo la sfuriata del marito e le botte prese, regnava un tremendo disordine. Si chiedeva come fosse possibile che le cose fossero arrivate a quel punto. Doveva fare qualcosa, ma si sentiva stordita per prendere una decisione.
    “Vieni mamma!” la incitò Daniele, che prendendola per la vita, la spinse delicatamente verso la sedia, cercando di consolarla. Le porse il tè e le chiese come stava e se l’occhio le facesse tanto male. La donna, vedendo il visino del suo piccolo si sciolse in lacrime e teneramente lo prese in braccio “Stai tranquillo, questa situazione finirà presto” gli sussurrò all’orecchio, mentre lo cullava in un tenero abbraccio.
    Nel suo cuore serbava il dolce ricordo del passato, quando conobbe Marco e la sua felicità per quell’amore era suprema.
    Ma il tempo e la vita modificarono l’uomo che aveva amato.
    Era diventato manesco e brutale, non aveva più nulla del ragazzo dolce e gentile di cui si era innamorata.
    Per i primi anni di matrimonio lui aveva un lavoro che lo soddisfaceva, ed era molto felice della nascita dei bambini, ma le cose cambiarono subito quando perse il lavoro.
    Era un uomo che non faceva altro che gridare e agitare i pugni contro le ingiustizie del mondo intero, non riusciva più a trovare un lavoro, e non sopportava di essere un fallito, respinto da tutti. Sprecava il proprio tempo e il proprio denaro nel bere, credeva così di dimenticare ogni cosa. Un uomo ridotto a sfogare la propria collera e la propria frustrazione su una moglie ormai esausta, mentre la figlioletta Lisa nascosta sotto il letto piange fino a cadere addormentata e il figlio raccoglie tutto il suo coraggio per tentare di confortare la madre terrorizzata. Era davvero troppo, ma non sapeva cosa fare. E neanche come sarebbe andata a finire. Fuori da quella maledetta casa, c’era il cielo azzurro dove si poteva volare, liberi da tanto dolore e con tante meraviglie da scoprire e vedere. E nel cuore di Katiuscia s’innalzava solo il ritmo di una parola “Via…via...via...da qui!” e all’improvviso disse “Daniele, presto prendi la sorellina e andiamo” il cuore le era arrivato in gola, aveva paura che Marco tornasse prima che si potessero allontanare. Prese i bambini, li coprì molto bene perché fuori c’era un vento forte e, con passo veloce, andarono verso la questura.
    Arrivarono tremanti e infreddoliti davanti al commissario e raccogliendo tutte le sue forze spiegò la sua situazione. Non aveva un posto dove rifugiarsi con i bambini, lui la osservava e leggeva nei suoi occhi la paura e il dolore “signora stia tranquilla vedremo come potremo sistemarla e trovare una soluzione al suo problema”. L’uomo leggeva lo smarrimento di quella donna fragile e impaurita per il suo futuro e nel suo cuore provava pietà. Chiamò il suo sottoposto e gli disse di contattare l’assistente sociale. Poi si rivolse alla donna “stia tranquilla troveremo un luogo dove potrà stare con i suoi bambini e rifarsi una vita”.
    Un paio d’ore dopo arrivò una donna minuta, capelli bianchi e occhi neri dall’aria dura che si rivolse a Katiuscia “su venga con me”, nel seguirla si chiedeva ora cosa sarebbe successo.
    La donna le disse “voglio che tu vada all’ospedale e che ti faccia controllare quelle ferite, loro ti faranno sicuramente delle domande”. ”Non è assolutamente necessario“ rispose “Oh, si che lo è”. Dopo un attimo di silenzio Giovanna riprese: “E se come sospetto non hai intenzione di tornare a farti massacrare di botte, potresti aver bisogno del certificato medico come prova delle lesioni subite. Capisci?”. Katiuscia sollevò lo sguardo verso la donna. D’un tratto l’iter spaventoso della legge, le conseguenze delle azioni di Marco e la sua stessa fuga le comparvero davanti agli occhi come un lungo percorso di incubo.
    “O vuoi forse tornare indietro?” le domandò Giovanna sempre in tono gentile.
    “No. No non posso tornare.” Fissò ansiosamente il volto della sua interlocutrice, cercando di giustificare la propria decisione. “Ci sono i bambini” spiegò con voce tremante. “Non sono più al sicuro. Non sono….al sicuro….” Si coprì il volto con le mani, scoppiando piangere.
    Giovanna Rossi le circondò le spalle con un braccio. “Non preoccuparti, adesso stanno benissimo”.
    Katiuscia annuì scordando per un attimo il dolore al capo, poi si lascio sfuggire un gemito. “Mi dispiace” mormorò sconfortata. “Mi dispiace essere un grande disturbo”. Non riusciva a non piangere. Poco dopo Giovanna entrò portando un vassoio con una tazza di caffè e dei biscotti e non era sola, vi erano i due bambini e la donna che aveva badato loro fino a quel momento, che disse “mi hanno preso in simpatia li terrò io mentre andrai all’ospedale a farti visitare. Dai bevi il caffè se no si fredda, e poi Giovanna ti accompagna”.
    Il personale dell’ospedale si rivelò efficiente e gentile. Spiegata in breve la situazione, Katiuscia venne portata in sala raggi. Quando le tolsero gli abiti persino lei rimase lievemente sorpresa nel notare l’entità delle ferite.Il suo corpo appariva tutto nero e bluastro, le costole le dolevano terribilmente a ogni respiro e sentiva un male acuto alla schiena dove Marco l’aveva fatta sbattere contro il bordo del marmo.
    I medici la suturarono il taglio, le dissero che le avrebbero dato presto i referti e le ordinarono di mettersi a letto. Poco dopo Katiuscia svenne e venne portata in corsia e messa a letto, tremava come una foglia, l’infermiera si avvicinò e le porse una borsa d’acqua calda e le mise addosso altre coperte: l’infermiera le sorrise e le disse “non si preoccupi, è solo lo shock”. Poco dopo arrivò un vecchio medico, che si sedette accanto al suo letto. “Sono il dottor Ratto. Come si sente adesso ?” “Bene ho solo molto freddo….”. Katiuscia trasse un respiro di sollievo anche se la schiena e la testa le faceva molto male. “Vogliamo trattenerla per la notte”. “Ma non posso. I miei figli…”. “Si che può. Stia tranquilla, i suoi ragazzi sono in ottime mani”. Le rivolse un sorriso rassicurante e le tastò il polso per controllare il battito cardiaco. “Le assicuro che non la terremo più del necessario” e le sorrise, lei si sforzo di ricambiare il sorriso. Il suo pensiero era fisso su cosa ne sarebbe stato di lei e dei bambini.
    Il mattino successivo la sig. Giovanna la venne a prendere e le disse le novità, lei sarebbe stata trasferita nella casa famiglia di Verona e lì avrebbe iniziato una nuova vita con i suoi bambini…

    Edited by sattva - 30/11/2008, 18:38
     
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  2. Risoli
     
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    Uuuuuhhh! Tema spinoso e straziante, toccare il sociale a volte è rischioso, ma il resoconto quasi distaccato di questa esperienza è feroce e colpisce il cuore. Rischio sventto, per come la vedo io. Racconto coraggioso, granitico, vero e veritiero, atroce e giusto. Ecco cosa succede quando un cane rognoso alza un dito su una donna. Pfiù! Piace vincere facile... che schifo (al cane rognoso, si intende). Complimenti all'autore o autrice (più probabile).
     
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  3. Mediana
     
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    Storia drammatica che purtroppo a volte corrisponde alla verità. Trovo che la parte finale della storia sia stata meno curata rispetto alla prima, comunque mi è piaciuta.
     
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  4. Taurus77
     
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    Si legge tutto d'un fiato, ma in pratica non ha una trama... per carità, la decisione della donna è difficile (lo so bene perché ho vissuto indirettamente una vicenda del genere) ed è abbastanza ben descritta la sensazione, ma mi è sembrato che dal momento in cui lei esce di casa, vada tutto un po' troppo liscio. Come ha detto Mediana, la parte finale andava curata di più.
     
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  5. Dolceamore.Maria
     
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    Forse è vero. Rileggendolo forse avrei potuto migliorare la parte finale, non è detto che non lo faccia...in futuro.
     
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4 replies since 30/11/2008, 18:32   138 views
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