Immortalità (considerazioni di uno scrittore)

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  1. sattva
     
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    La verità è che non so cosa scrivere. Non è che mi abbia colta il fin troppo noto “blocco dello scrittore”; per quello credo di essere ancora troppo giovane (anche se ripensandoci non è detto che il blocco conosca età).
    Non so cosa scrivere, punto e basta. Le storie che ho in mente sono banali, cose già narrate, avventure già vissute. L'originalità si è estinta; almeno così pare.

    Sono uscita e mi sono seduta su una panchina del piccolo spiazzo verde posto proprio dietro casa mia. Nel mio paese non c'è un parco giochi, o almeno un tempo c'era. Delle due altalene ora sono rimaste solo un paio di catene penzolanti, e una struttura in legno che la pioggia sta lentamente ammuffendo. C'è lo scheletro di quello che doveva essere un cavallino a molla e uno scivolo sporco di terriccio, dove un gruppo sparpagliato di foglie morte giace dormendo. La natura intera dorme, o si appresta a farlo. Sarà forse questo stato delle cose ad aver fatto addormentare anche la mia vena creativa? Eppure l'autunno lo adoro; adoro i suoi colori, il suo grigiore mi regala un senso di calore protettivo che altre stagioni non sanno darmi. Mi dicono che sono pazza per questo; mi chiedono come possa io preferire la pioggia, al sole cocente e battente dell'estate. Questioni di gusti, suppongo. O forse no: questioni di stato d'animo e fantasia.

    Lo scrittore si ciba di fantasia. Se non gli funzionasse bene l'ingranaggio dell'immaginazione, forse non avrebbe ragione d'esistere. E se questo si inceppa e le idee si prendono una bella vacanza, allora si che si può parlare di blocco. L'immaginazione è ciò che guida gli uomini. Dicono che la matematica sia dappertutto, che la logica governa il mondo. Io non la vedo così; piuttosto sono convinta che siano i sentimenti i veri sovrani. I sentimenti sono ovunque, e si avvertono. Mentre per la matematica devi farci caso, prestare una maggiore attenzione.
    Ma in compenso tutti noi, poeti o scienziati, conserviamo il dono dell'immortalità. Tutto ciò che pensiamo o scriviamo perdura nel tempo, che gli altri lo vogliano o no; ma affinché questo miracolo avvenga, a noi scrittori basta solo una persona che ci legga. Una sola.

    Sono appena arrivate due ragazzine; avranno più o meno dodici o tredici anni. Prendono posto su una panchina, lontane da me; anzi, non sembra neppure che si siano accorte della mia presenza. Cacciano fuori dalla tasca dei jeans una sigaretta ciascuno. La ragazzina con il caschetto biondo recupera poi dal cappotto scuro un accendino. Iniziano a fumare placidamente, assorte in quel loro rituale che sembra accerchiato da un alone di sacralità. Immagino che così facendo si sentano grandi. Non sanno ancora che arrivate a venticinque anni faranno carte false per apparire al contrario più piccole. La ragazzina con i capelli rossi e lunghi si volta poi verso di me e si accorge che le sto guardando. Mi saluta con la mano che regge la sigaretta accesa e solo allora la riconosco: è la figlia della fruttivendola dalla quale mi servo molto spesso. Non prova imbarazzo quando si porta la sigaretta alla bocca e continua a fissarmi, quasi fosse una sfida. Che accolgo. Mi alzo e le raggiungo; le ragazze, quando sono a poca distanza da loro, sembrano innervosirsi.
    - Ciao!- esordisco.
    - Ciao!- risponde la figlia della fruttivendola.
    Quella con il caschetto biondo mi osserva in silenzio; poi esclama:
    - Ma lei è la scrittrice!
    Quell'appellativo ogni volta mi fa sorridere. Ma in fondo è logico: scrivo libri dunque sono una scrittrice. E' un po' come il cogito ergo sum di Cartesio.
    - Ho letto il suo libro!- aggiunge abbassando la sigaretta per cercare di nasconderla dietro la gamba accavallata.
    Come se non l'avessi già vista. Ma non è quel suo gesto che mi fa sorridere ancora; è quel tono informale che usa nei miei confronti. Mi rivolge la parola come se avessi una quarantina d'anni più di lei. E forse, almeno interiormente, è così...
    - E ti è piaciuto?
    Classica domanda che mi esce fuori prima che di poterla fermare. La ragazza con il caschetto biondo fa si con la testa.
    - E' bello scrivere?- mi chiede poi.
    La figlia della fruttivendola aspira la sua sigaretta e inizia a battere il piede sul terreno; è visibilmente spazientita da quell'avvio di conversazione. Forse avrebbe voluto solo fumare in pace, senza un adulto tra i piedi.
    - Ti deve piacere!- le rispondo semplicemente io.
    Ed è maledettamente vero: se non avessi la passione e non credessi in quello che faccio non starei mai ore davanti al pc ad arrossarmi gli occhi con il rischio di buscarmi un forte mal di testa, e non conviverei mai con l'assillante domanda “ce la farò o no a emergere?”. Diventerà a lungo andare un'ossessione, che io lo voglia o no.
    - Alla vostra età già buttavo giù qualche storiella.- aggiungo.
    - Interessante...- fa la figlia della fruttivendola.
    Quindi si alza e invita l'amica a fare altrettanto. Afferma con noncuranza di dover fare delle commissioni prima di rientrare a casa. Poi guarda il cielo e dice che sarebbe venuto a piovere. Finisce la sua frase con un “odio l'autunno”. Faccio per difendere la mia stagione preferita, ma ci rinuncio subito. Sarebbe come combattere contro i mulini a vento. La ragazza con il caschetto biondo mi saluta calorosamente, e si avvia dietro la sua amica.
    “Cara rossa, ti ho beccato con le mani nel sacco” penso “prega che non vada a dirlo a tua madre...”

    Torno a sedermi sulla mia panchina e lancio una veloce occhiata al cielo; la nube che mi sovrasta è così plumbea che pare abbia ricoperto il mondo intero, come il dorso di una fantascientifica astronave aliena. Ma finché le prime gocce di pioggia non cadranno, non me ne andrò. Stare seduta davanti al pc davanti a uno schermo bianco, non aiuta molto la fantasia. Ho bisogno di sentire suoni, udire voci, vedere cose. E forse l'ispirazione verrà da sola.
    Caccio fuori dalla mia borsa Cime tempestose. L'immagine di Heathcliff mi compare subito davanti agli occhi, austera e arcigna allo stesso tempo. Apro una pagina a caso e inizio a leggere distrattamente, attenta a tutto ciò che mi succede attorno: le macchine che passano, il vociare di due ciclisti, un paio di uccelli che si alzano in volo...
    Rumori di passi alle mie spalle; calpestano le foglie morte che crepitano, come a lamentarsi. Alzo lentamente gli occhi dal libro, indecisa se voltarmi o meno. Ma prima che possa prendere una decisione, mi ritrovo seduta accanto la figlia della fruttivendola. La prima cosa che noto è che non ha più la sigaretta in mano, ma l'odore del fumo la circonda. Ed è sola.
    - Anche io ho scritto delle storielle.- mi fa senza guardarmi.- Brevi stronzate...
    - Ricorda- faccio io richiudendo il libro- non sono mai stronzate.
    Incrocio gli occhi con la ragazza dalla chioma rossa e rivedo me alla sua età, quando scrivevo ancora per gioco e il sogno di una pubblicazione era ancora molto, molto lontano; quasi inconcepibile. Alla sua età anche io mi vergognavo di ammettere che scrivevo. Era come rivelare al mondo una parte di me che neppure io accettavo. Una parte sbagliata. Nessuno lo faceva a parte me; tutti fumavano, tutti dicevano parolacce, tutti saltavano i giorni di scuola. Ma nessuno scriveva. E la domanda che da sempre mi perseguita è: perché? Perché io?
    - Sai- dico- quando la voce che scrivevo libri iniziò a circolare a seguito della pubblicazione della mia prima opera, la gente iniziò a guardarmi in due modi differenti: alcuni mi ammiravano, altri invece mi fissavano con assoluta indifferenza. “Scrive libri; e allora?” sentivo dire. Ma questo non ci deve spaventare, anzi. Devi essere orgogliosa di quello che fai.
    - Si, ma io scrivo solo stronzate!- ripete lei.
    Io sorrido.
    - Io le scrivo ancora oggi.- rispondo- E ho più anni di te. E lo sai qual è il bello? Che la gente le legge!
    La figlia della fruttivendola scoppia a ridere.
    - Non vergognarti mai e coltiva il tuo sogno.- aggiungo in tono quasi accademico.
    La ragazza annuisce e si alza. Quindi senza salutare, se ne va. Tipetto strano, penso. Ma mentre la guardo allontanarsi rimprovero me stessa per averle mentito: tuttavia come potrei dirle che la strada è tutta in discesa, che le grandi case editrici ti sbarrano la porta ancora prima di leggere anche solo il titolo della tua opera, e soprattutto come posso dirle che di sogni non si vive? Se le avessi rivelato che il premio dell'artista è l'immortalità (e il più delle volte neppure quella) e non i soldi e la fama, mi avrebbe presa in giro e si sarebbe di certo arrabbiata.
    Mi fece pena in quel momento. La vedevo ridiscendere la strada con il suo fardello di sogni e speranze, e mi venne da piangere. Io ero così. E in fondo, lo sono ancora.

    La pioggia inizia a cadere lesta. Ripongo Cime tempestose nella borsa prima che possa bagnarsi. La mia fuga dallo schermo bianco è finita. Devo tornare a casa e sperare di buttare giù qualche riga prima che l'ispirazione mi abbandoni del tutto. Prima che l'illusione di essere chiamata scrittrice svanisca.

    Ricomincia allora la mia ricerca dell'immortalità.
    Tutto ciò a cui un uomo di questa terra, scrittore o meno, possa ambire.
     
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  2. wildwings88
     
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    Stile coinvolgente, riflessioni gradevoli a leggersi (e maledettamente vere, potrei aggiungere, ma questo è un altro discorso). La penna dello scrittore si riconosce benissimo.
     
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  3. leaf1974
     
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    Complimenti!!!

    ... quoto wildwings88
     
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  4. pooto
     
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    Ritengo questo "racconto" il migliore in assoluto, ma non se voterò per esso.
     
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  5. emma onofri
     
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    MG, ma qui non avevo ancora scritto nulla??? :blink:
    Grazie a tutti quelli che lo hanno votato......

    CITAZIONE
    La penna dello scrittore si riconosce benissimo.

    Davvero mi avevi riconosciuta??

    P.S: ho scritto il racconto pensando così tanto a me stessa che ho rivelato il mio libro preferito. Chi mi conosce mi ha tanato subito..... ^_^
     
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  6. Mikmat
     
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    anch'io amo cime tempestose. è il romanzo che avrei voluto scrivere io
     
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  7. Full.
     
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    E' bellissimo, non scrivi solo molto bene.. Sei molto coerente in ogni singolo punto *-*
     
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6 replies since 30/11/2009, 22:32   513 views
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