Dante Alighieri

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  1. Teenar
     
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    Dante Alighieri, conosciuto semplicemente come Dante, nacque a Firenze il 29 maggio del 1265 e morì a Ravenna il 14 settembre 1321.
    Fu un poeta, uno scrittore e un uomo politico, oltre ad essere stato considerato il padre della lingua italiana con il suo trattato De vulgari eloquentia.
    Autore di innumerevoli opere, dalle poesie, alle prose, alle epistole, Dante si è sempre rifugiato nella scrittura, dove esprimeva in modo chiaro e diverso da come siamo abituati oggi, il suo pensiero. L'opera di maggiore successo è il poema in terzine, scritto in lingua volgare fiorentina: Commedia, conosciuta da tutti come Divina Commedia.
    Non tutti sanno che l'aggettivo Divina fu utilizzato da Boccaccio per definire l'opera e, con il passare del tempo, divenne per tutti "DIVINA COMMEDIA".


    Divina commedia
    Inferno
    Canto 1°


    Nel mezzo del cammin di nostra vita
    mi ritrovai per una selva oscura,
    ché la ritta via era smarrita.

    Ahi e quanto a dir qual era è cosa dura
    esta selva selvaggia e aspra e forte
    che nel pensier rinova la paura.

    Tant’è amara che poco è più morte;
    ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
    dirò de l’altre cose ch’i’ v’ ho scorte.

    Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
    tant’era pien di sonno a quel punto
    che la verace via abbandonai.

    Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
    là dove terminava quella valle
    che m’avea di paura il cor compunto,

    guardai in alto e vidi le sue spalle
    vestite già de’ raggi del pianeta
    che mena dritto altrui per ogne calle.

    Allor fu la paura un poco queta,
    che nel lago del cor m’era durata
    la notte ch’i’ passai con tanta pieta.

    E come quei che con lena affannata,
    uscito fuor del pelago a la riva,
    si volge a l’acqua perigliosa e guata,

    così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,
    si volse a retro a rimirar lo passo
    che non lasciò già mai persona viva.

    Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
    ripresi via per la piaggia diserta,
    sì che ’l piè fermo sempre era ’l più basso.

    Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta,
    una lonza leggera e presta molto,
    che di pel macolato era coverta;

    e non mi si partia dinanzi al volto,
    anzi ’mpediva tanto il mio cammino,
    ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.

    Temp’era dal principio del mattino,
    e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle
    ch’eran con lui quando l’amor divino

    mosse di prima quelle cose belle;
    sì ch’a bene sperar m’era cagione
    di quella fiera a la gaetta pelle

    l’ora del tempo e la dolce stagione;
    ma non sì che paura non mi desse
    la vista che m'apparve d'un leone.

    Questi parea che contra me venisse
    con la test’alta e con rabbiosa fame,
    sì che parea che l’aere ne tremesse.

    Ed una lupa, che di tutte brame
    sembiava carca ne la sua magrezza,
    e molte genti fé già viver grame,

    questa mi porse tanto di gravezza
    con la paura ch’uscia di sua vista,
    ch’io perdei la speranza de l’altezza.

    E qual è quei che volontieri acquista,
    e giugne ’l tempo che perder lo face,
    che ’n tutti suoi pensier piange e s’attrista;

    tal mi fece la bestia sanza pace,
    che, venendomi ’ncontro, a poco a poco
    mi ripigneva là dove ’l sol tace.

    Mentre ch’i’ rovinava in basso loco,
    dinanzi a li occhi mi si fu offerto
    chi per lungo silenzio parea fioco.

    Quando vidi costui nel gran diserto,
    "Miserere di me", gridai a lui,
    "qual che tu sii, od ombra od omo certo!".

    Rispuosemi: "Non omo, omo già fui,
    e li parenti miei furon lombardi,
    mantoani per patrïa ambedui.

    Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,
    e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto
    nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.

    Poeta fui, e cantai di quel giusto
    figliuol d’Anchise che venne di Troia,
    poi che ’l superbo Ilïón fu combusto.

    Ma tu perché ritorni a tanta noia?
    perché non sali il dilettoso monte
    ch’è principio e cagion di tutta gioia?".

    "Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte
    che spandi di parlar sì largo fiume?",
    rispuos’io lui con vergognosa fronte.

    "O de li altri poeti onore e lume,
    vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore
    che m’ ha fatto cercar lo tuo volume.

    Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore,
    tu se’ solo colui da cu’ io tolsi
    lo bello stilo che m’ ha fatto onore.

    Vedi la bestia per cu’ io mi volsi;
    aiutami da lei, famoso saggio,
    ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi".

    "A te convien tenere altro vïaggio",
    rispuose, poi che lagrimar mi vide,
    "se vuo’ campar d’esto loco selvaggio;

    ché questa bestia, per la qual tu gride,
    non lascia altrui passar per la sua via,
    ma tanto lo ’mpedisce che l’uccide;

    e ha natura sì malvagia e ria,
    che mai non empie la bramosa voglia,
    e dopo ’l pasto ha più fame che pria.

    Molti son li animali a cui s’ammoglia,
    e più saranno ancora, infin che ’l veltro
    verrà, che la farà morir con doglia.

    Questi non ciberà terra né peltro,
    ma sapïenza, amore e virtute,
    e sua nazion sarà tra feltro e feltro.

    Di quella umile Italia fia salute
    per cui morì la vergine Cammilla,
    Eurialo e Turno e Niso di ferute.

    Questi la caccerà per ogne villa,
    fin che l’avrà rimessa ne lo ’nferno,
    là onde ’nvidia prima dipartilla.

    Ond’io per lo tuo me’ penso e discerno
    che tu mi segui, e io sarò tua guida,
    e trarrotti di qui per loco etterno;

    ove udirai le disperate strida,
    vedrai li antichi spiriti dolenti,
    ch’a la seconda morte ciascun grida;

    e vederai color che son contenti
    nel foco, perché speran di venire
    quando che sia a le beate genti.

    A le quai poi se tu vorrai salire,
    anima fia a ciò più di me degna:
    con lei ti lascerò nel mio partire;

    ché quello imperador che là sù regna,
    perch’i’ fu’ ribellante a la sua legge,
    non vuol che ’n sua città per me si vegna.

    In tutte parti impera e quivi regge;
    quivi è la sua città e l’alto seggio:
    oh felice colui cu’ ivi elegge!".

    E io a lui: "Poeta, io ti richeggio
    per quello Dio che tu non conoscesti,
    acciò ch’io fugga questo male e peggio,

    che tu mi meni là dov’or dicesti,
    sì ch’io veggia la porta di san Pietro
    e color cui tu fai cotanto mesti".

    Allor si mosse, e io li tenni dietro.

     
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  2. 1atlantide
     
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    DANTE ALIGHIERI ! Il SOMMO poeta !! L' unico che ha saputo mettere in rima la legge del contrappasso... L'unico che ha paragonato al sapore del sale le scale altrui ! E potrei continuare all' infinito.... !!
    Lo amo così tanto che a volte ho la sensazione di averlo conosciuto in una delle mie vite passate !!!!! :wub:
     
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  3. Teenar
     
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    Evviva! Un'altra estimatrice!!!!!!!
     
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  4. streetcar
     
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    Come si può non perdere la testa per Dante?! :wub:

    Eppure ricordo una chat con un giovane tizio che diceva che "è roba di 700 anni fa!" image

    Cmq, voglio provare a citare a memoria una delle sue apostrofi: perdonate eventuali sbagli, ma non sono Benigni... :lol:

    Oh suberbi cristian miseri lassi
    che de la vista de la mente infermi
    fidanza avete ne' retrosi passi

    Non v'accorgete che noi siam vermi
    nati a formar l'angelica farfalla
    che vola alla giustizia senza schermi?

    Di che l'animo vostro in alto galla
    poi siete quasi antomata in difetto
    sì come vermo in cui formazion falla?
     
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  5. Mediana
     
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    Il meraviglioso Dante sarà anche di 700 anni fa, ma come si può non capire il suo lavoro all'interno della storia...chi hai giorni nostri sarà materia di studio e ancora ricordato tra 700 anni?
     
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  6. streetcar
     
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    CITAZIONE (Mediana @ 5/4/2011, 16:04) 
    Il meraviglioso Dante sarà anche di 700 anni fa, ma come si può non capire il suo lavoro all'interno della storia...chi hai giorni nostri sarà materia di studio e ancora ricordato tra 700 anni?

    Infatti! Certa gente davvero usa il cervello per espellere i gas dal proprio organismo... :lol:
     
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  7. Mediana
     
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    :D :D :D
     
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  8. FiammaT
     
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    MENTRE L'ANNO SCORSE, IN 2° MEDIA, STUDIAVAMO DANTE, I MIEI COMPAGNI STUPIDI, TUTTI IN POCHE PAROLE, DISPREZZAVANO TUTTI GLI SCRITTORI ANTICHI E NON...C'è SCRITTORE E SCRITTORE MA DANTE è DANTE...
    A PENSARCI BENE MOLTI GENI E PERSONE FAMOSE, INGEGNOSE (SI PUò DIRE COSì??) SONO TUTTE TOSCANE... EVVAIIIII

    NELLA DIVINA COMMEDIA DANTE SI RIFRERISCE ANCHE A SIGNA, UN PAESINO DAVANTI AL MIO...BASTA ATTRAVERSARE IL PONTE E CI SEI ARRIVATO!!!

    CIAO CIAO, FiammaT.
     
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  9. streetcar
     
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    Sì, ci sono tanti geni che vengono dalla Toscana.

    Quanto a Dante, se davvero lo apprezzi alla tua giovanissima età, vuol dire he parti in pole position nella corsa della vita.

    (perdonate questa uscita un po' retorica... :lol: )
     
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  10. Mediana
     
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    Pienamente d'accordo con street...
     
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  11.  
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    ... Dante Alighieri ... notworthy
     
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